Nel precedente articolo abbiamo visto come si costruiscono gli accordi di quinta e di settima, cioè le triadi e le quadriadi. In questo articolo vedremo quali note raddoppiare o omettere nelle triadi consonanti quando si scrivono due o quattro suoni della stessa, e gli errori da evitare di quinte e ottave parallele.
Nelle composizioni di un brano musicale, usando un numero di voci superiore alle tre occorre raddoppiare uno dei suoni componenti la triade. Scrivendo invece per un numero di parti inferiore alle tre, può essere necessario omettere una delle note dell’accordo stesso.
Non è possibile raddoppiare o omettere indifferentemente una qualsiasi delle tre note dell’accordo senza alterarne il carattere; bisogna quindi attenersi alle seguenti regole, le quali non sono, però, tassative.
Eccoci alle regole
La fondamentale viene raddoppiata a preferenza delle altre parti: tale raddoppio, quando avviene nella parte più acuta, conferisce all’accorso un senso musicale più compiuto. Non può essere mai omessa visto che è la base sulla quale l’accordo ha origine (figura 1 e audio 1):
Generalmente la terza non viene raddoppiata, soprattutto quando è una terza maggiore col basso ed è la sensibile, come avviene nell’accordo di dominante, cioè quello costruito sul quinto grado della scala. In genere non viene omessa visto che è quella che caratterizza l’accordo maggiore o minore (figura 2 e audio 2):
Come hai potuto notare nell’audio 2, quando viene omessa la terza (e quindi raddoppiata la quinta), è impossibile definire se l’accordo è maggiore o minore. Questa omissione era spesso utilizzata dagli antichi compositori, specialmente quelli del ‘500, ottenendo così bellissimi effetti con le voci.
Ottave e quinte parallele
Spesso il raddoppio della terza può essere necessario e talvolta inevitabile perché salva da errori più gravi, cioè quelli delle ottave parallele o quinte parallele.
Le ottave e le quinte parallele si presentano in casi del genere (figura 3 tono di Do M):
Nella figura 3 le ottave e le quinte parallele sono tra il basso e il soprano, ma possono verificarsi anche tra le altre voci.
Come detto prima, spesso il raddoppio della terza salva da errori più gravi (figura 4):
Negli accordi consonanti, l’omissione della quinta è giustificata dal fatto che pur mancando nell’accordo, essa viene percepita, sia pur debolmente, fra gli armonici dati dalla fondamentale dell’accordo stesso. Volendo omettere la quinta, in genere si raddoppia il basso, oppure si raddoppia la terza, ma è poco preferibile (figura 5 e audio 3):
Nei vari articoli che seguiranno vedremo le regole relative al raddoppio o all’omissione di un suono negli accordi dissonanti. Nel prossimo articolo daremo uno sguardo alle indicazioni degli accordi e inizieremo a familiarizzare con i rivolti.
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