Canto popolare, filastrocche e ninne nanne sono il patrimonio dal quale partire per avvicinarsi alla musica, rappresentano un repertorio spontaneo e autentico per i bambini, perché sono quotidianamente utilizzati da essi. Sono una riconoscenza della loro identità.
Il potere del canto materno
In questo articolo vorrei soffermarmi sul canto materno, cioè la prima esperienza musicale vera e propria del neonato, da sempre un canto unico, che accomuna tutti i bambini, diffuso in tutte le società e culture.
Il canto materno è un repertorio nel quale principalmente troviamo ninne nanne e canzoni finalizzate al gioco, dunque un repertorio che permette la comunicazione delle emozioni tra la mamma e il bambino; per esempio il canto della madre riesce a tranquillizzare il neonato che in quel momento sta piangendo, proprio perché con il suo canto semplice e regolare, riesce a calmare il neonato agitato o impaurito, quindi a trasmettere calma.
Infatti se dovessimo pensare al dolce canto delle nostre madri, sicuramente ricorderemmo un registro, un tono di voce alto, caratterizzato da un tempo lento e tranquillo, e nell’espressività della voce, e sono sicuro che quella sensazione di pacatezza, calma e tranquillità, nonostante il tempo, sia rimasta la stessa, proprio perché fa parte delle prime emozioni che abbiamo provato da piccoli.
Mutazioni nel tempo
Con l’evolversi del bambino, e dunque durante la sua crescita, anche il canto materno inizia a variare, quindi a seconda dell’età del bambino le madri variano il modo di cantare.
Ad esempio, quando le madri cantano ai neonati, usano un tono di voce più alto rispetto a quello utilizzato per cantare ai bambini di un anno o due di età, e anche l’articolazione delle parole è differente, perché inizia ad essere più pronunciata.
L’importanza del primo suono
Dunque il canto materno è una modalità di comunicazione tra madre e bambino in età preverbale, e riesce ad intessere relazioni emozionali reciproche, proprio perché anche chi canta ha una migliore possibilità di esprimere le proprie emozioni e affetti.
Soffermandoci su questo punto potremmo dire che è anche il canto stesso che contribuisce alla formazione della relazione di attaccamento tra madre e bambino. Più in generale, dunque, il suono assume una grande importanza fin dai primissimi istanti della nostra vita e diventa per noi una presenza rassicurante.
La giusta chiave della musica
Inoltre, in questo modo il bambino arriva a percepire e a comprendere anche la lingua, infatti sarà anche più semplice acquisire il linguaggio. Dunque io penso che non si debbano trovare dei “modi” o delle strategie per indirizzare un bambino verso il vasto mondo della musica, ma semplicemente ricordare al nostro alunno che la musica fa già parte della sua vita, da piccolo, e che sin da piccoli siamo attratti dai suoni, ci piace crearli, ascoltarli e ripeterli.
Penso quindi che il canto sia una giusta chiave per iniziare il lungo cammino della musica, e sicuramente una chiave per il bambino di esprimere anch’esso le sue emozioni e affetti, anche quelle che a volte non riescono a comunicare con parole, gesti o disegni.
Benefici
Un aspetto che ho trovato molto interessante è che per cantare o suonare, o semplicemente per ascoltare musica, c’è bisogno di attivare entrambi gli emisferi del nostro cervello: quello sinistro, che ci permette di analizzare il ritmo e l’altezza dei suoni e quello destro, dal quale scaturiscono le emozioni e le capacità sensibili.
Oltre dunque ai benefici psico-fisici che potrebbe infondere ad ognuno di noi, il canto potrebbe essere anche il mezzo per continuare a far coesistere la sensibilità pura e gli affetti puri, che collegano il cervello al nostro cuore.
Bibliografia
DANIELE SCHON, LILACH AKIVA-KABIRI, TOMASO VECCHI, Psicologia della musica, Carocci editore, 2019, pp. 25-28.