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Teoria musicale – Le alterazioni

Nel precedente articolo abbiamo iniziato a parlare degli intervalli. Prima di approfondire questo discorso, è necessario spostarci su un altro argomento: le alterazioni.

Cosa sono le alterazioni

Le alterazioni sono dei segni che servono ad alzare o abbassare di un semitono una nota. Questi segni possono essere posti subito dopo la chiave (alterazioni fisse) o davanti alle note (alterazioni transitorie)

Il diesis #

Il diesis innalza di un semitono il suono della nota alla quale viene applicato (figura 1 e audio 1):

figura 1: LA e LA diesis (LA#)
audio 1: LA e LA diesis (LA#)
Il bemolle ♭

Il bemolle abbassa di un semitono il suono della nota alla quale viene applicato (figura 2 e audio 2):

figura 2: LA e LA bemolle (LA♭)
audio 2: LA e LA bemolle (LA♭)
Doppio diesis (x) e doppio bemolle (♭)

Il diesis e il bemolle possono essere raddoppiati. In questo modo si da’ origine al doppio diesis (figura 3 e audio 3) e al doppio bemolle (figura 4 e audio 4):

figura 3: LA e LA doppio diesis (LAx)
audio 3: LA e LA doppio diesis (LAx)
figura 4: LA e LA doppio bemolle (LA♭)
audio 4: LA e LA doppio bemolle (LA♭)

Ovviamente il risultato è un innalzamento di un tono per la nota in cui viene posto il doppio diesis, e un abbassamento di un tono per quella in cui viene posto il doppio bemolle.

Qui la domanda sorge spontanea: visto che il LA e il LAx sono distanti un tono (come per LA e SI), significa che il LAx ha lo stesso suono del SI. Allora perché utilizzare il LAx invece del SI?

Quando si decide di adoperare il doppio diesis, lo si fa per questioni prettamente armoniche, ma nei prossimi articoli potrò darti una risposta approssimativa.

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Alterazioni fisse e transitorie

Abbiamo detto che le alterazioni possono essere poste davanti a una nota, oppure subito dopo la chiave all’inizio del pentagramma.

Nel primo caso si parla di alterazioni transitorie. Un’alterazione di questo tipo dura per tutta la battuta in cui è presente, poi è annullata (figura 5):

figura 5: alterazioni transitorie

Le alterazioni “in chiave” (quindi subito dopo la chiave), invece, sono alterazioni fisse. Queste durano per tutto il pentagramma, fino alla fine (figura 6):

figura 6: alterazioni fisse

I diesis e i bemolle in chiave non vengono messi a caso, ma occorre rispettare un certo ordine.

Per i diesis è: FA – DO – SOL – RE – LA – MI – SI (figura 6.1).

figura 6.1: ordine dei diesis

Per i bemolle è il contrario dei diesis: SI – MI – LA – RE – SOL – DO – FA (figura 6.2).

figura 6.2: ordine dei bemolle

Il motivo di questo ordine verrà chiarito più avanti, quando tratteremo le tonalità.

Il bequadro ♮

Per annullare l’effetto delle alterazioni su una nota, si utilizza un segno chiamato bequadro ♮. Il bequadro annulla sia le alterazioni fisse, sia quelle transitorie, anche il doppio diesis e doppio bemolle (figura 7):

figura 7: il bequadro

Siamo arrivati alla fine di questo argomento. Dal prossimo iniziamo a dare qualche risposta a quello che non si è potuto approfondire in questo articolo.

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